Sviluppare l’intelligenza emotiva nei bambini: idee e spunti per aiutarli a riconoscere e gestire le emozioni
Le varie emozioni che possiamo provare nell’arco della giornata – felicità, stanchezza, rabbia, tristezza, etc. – possono essere davvero difficili da riconoscere e gestire per un bambino: il nostro compito come genitori è quello di accompagnare ed aiutare i piccoli nel controllare i loro sentimenti, stimolando così la loro intelligenza emotiva.
Che cosa intendiamo per intelligenza emotiva? Usando la definizione di Wikipedia, “l’intelligenza emotiva coinvolge l’abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione; l’abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l’abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva; l’abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale.”
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Si tratta quindi della capacità di accogliere ed esprimere un’emozione, di capirla e di regolarla a seconda del contesto in cui ci si trova, poiché capire le proprie emozioni (e quelle altrui) è fondamentale per l’evoluzione e la sopravvivenza della specie.
E’ stato infatti dimostrato che il saper riconoscere, gestire e controllare le proprie emozioni è funzionale al raggiungimento degli obiettivi che ci prefiggiamo nella vita: non arrendersi davanti alle avversità emozionali ci permette di avere più successo nel compiere i nostri propositi, incidendo positivamente sull’autostima.
Inoltre l’intelligenza emotiva è sempre più un metro di giudizio all’interno del mondo del lavoro, e una competenza trasversale richiestissima: in alcuni ambiti attualmente viene valutata con appositi test e tenuta in alta considerazione soprattutto quando si tratta di ricoprire carichi dirigenziali.
Un corretto sviluppo di questa intelligenza, quindi, rappresenta anche un vantaggio competitivo nella ricerca di un lavoro, soprattutto considerando che il mondo del lavoro in cui dovranno muoversi coloro che oggi sono bambini sarà molto diverso rispetto a ciò che conosciamo ora.
Senza dubbio è più facile a dirsi che a farsi: se anche per noi adulti riconoscere e gestire le emozioni (soprattutto quelle negative) può essere difficile, lo è a maggior ragione per un bambino che, spesso, non arriva a comprendere pienamente ciò che sta sentendo in un determinato momento o in una determinata situazione.
Fortunatamente ci sono dei comportamenti che possiamo adottare per accompagnare i nostri figli nella gestione dei sentimenti e per accrescere la loro intelligenza emotiva:
Dare un nome alle emozioni
Spesso i bambini si sentono frustrati perché non comprendono la natura di ciò che stanno sentendo: per questo motivo a volte un nostro “no” a una loro richiesta può comportare una reazione esagerata ai nostri occhi, ma tipica di un bambino che si sente sopraffatto dalla frustrazione e dalla rabbia, due emozioni forti che non è ancora in grado di gestire.
Per questo è importante “etichettare” le emozioni, dandogli un nome: è dimostrato che dare un nome a ciò che sentiamo ci aiuta ad accettarlo, comprenderlo e – alla fine – a farci passare oltre.
Quindi se il nostro bimbo ci chiede se può rimanere alzato ancora (ma è ora di andare a nanna) e noi gli diciamo di no – e a quel punto reagisce aggressivamente gridando, piangendo e tirando oggetti – dobbiamo armarci di pazienza, cercare di calmarlo e parlargli.
Possiamo dirgli “ti senti molto arrabbiato perché volevi stare alzato di più ma la mamma e il papà ti hanno detto di no; ma sei molto stanco e domani devi andare all’asilo e devi riposare per poi avere la forza per giocare. Ora stiamo qui insieme finché non ti senti più arrabbiato, poi ti accompagnerò a letto”.
Legittimare le emozioni che sentono i bambini
Per un corretto sviluppo dell’intelligenza emotiva nei bambini non dobbiamo sminuire, deridere o negare le loro emozioni; al contrario, è necessario riconoscerle e legittimarle.
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Legittimarle non significa che dobbiamo essere d’accordo con il bambino (se si arrabbia perché non vuole andare a letto non vuol dire che ha ragione a non voler andare a letto): legittimare un’emozione vuol dire accettarla, accoglierla, fare capire al bambino che siamo lì per ascoltarlo ed aiutarlo.
Ne avevamo parlato anche nel nostro articolo relativo all’inserimento all’asilo nido o alla scuola materna: se il piccolo piange ed è triste quando arriva il momento di salutarlo non dobbiamo minimizzare la cosa dicendo che non c’è motivo di piangere o che gli altri bambini non stanno piangendo.
Se il piccolo piange è perché sente un’emozione, ha diritto ad esprimerla, ed è uno dei nostri doveri come genitori ascoltarlo e fargli capire che non è da solo: prendendo il caso dell’asilo, per esempio, possiamo dirgli “so che sei triste perché la mamma e il papà non possono venire all’asilo con te. Ma più tardi tornerò a prenderti e giocheremo insieme. Un super abbraccio ti aiuterebbe a non essere così triste?”
Non sempre le nostre parole riusciranno a rallegrarli nei momenti più difficili, ma i bambini percepiscono il nostro atteggiamento e notare che la mamma e il papà sono pronti ad ascoltarli e rispettare quello che sentono li aiuterà di certo a vivere le emozioni in una maniera più sana.
Insegnargli a “stare” con le emozioni
Quando sentiamo rabbia, tristezza, ansia, etc. il nostro primo istinto è quello di “fuggire” da queste emozioni e sostituirle con sentimenti più gradevoli che ci facciano sentire meglio: tuttavia, per vivere le emozioni in modo sano, è necessario saperci “stare” ed accogliere anche quelle meno piacevoli.
Per processare correttamente un’emozione è necessario sentirla, accoglierla, viverla (senza fretta) e poi, quando siamo pronti, lasciarla andare: se la reprimiamo facendo finta che non ci sia questa rimarrà dentro di noi irrisolta, con il rischio di fuoriuscire più intensamente quando meno ce lo aspettiamo (magari in un momento di stanchezza o stress).
Per i bambini valgono le stesse regole: se il nostro piccolo si è arrabbiato perché il fratellino gli ha preso un gioco, non basta dirgli “non devi arrabbiarti”; possiamo dirgli “ti sei arrabbiato con tuo fratello perché ti ha rubato un gioco con cui volevi giocare; vuoi dirmi cosa ti piacerebbe dirgli per fartelo ridare?”
In questo modo il bambino penserà al motivo che ha provocato la sua rabbia, e allo stesso tempo cercherà una soluzione per gestirla; in tutto questo processo si calmerà gradualmente finché il momento critico non sarà passato da solo.
Nessuna emozione è “sbagliata”
Rimproverare un bambino quando piange, quando è triste o quando è frustrato può trasmettergli l’idea che le sue emozioni, quello che sente, siano sbagliate.
Nessuna emozione è sbagliata: alcune sono più piacevoli mentre altre decisamente meno, ma hanno tutte lo stesso diritto di essere sentite ed espresse.
Quello che dobbiamo fare è aiutare il bambino ad esprimerle nel modo giusto: le emozioni non sono mai sbagliate ma può esserlo invece il modo in cui queste vengono manifestate.
Dare il buon esempio
Come dicevamo prima, dobbiamo essere noi genitori a dare il buon esempio ed essere un modello di corretta intelligenza emotiva.
Se vogliamo evitare che il nostro bimbo, quando è frustrato o arrabbiato, gridi e lanci gli oggetti dobbiamo essere noi i primi a non farlo quando ci troviamo in una situazione stressante.
Allo stesso modo, dimostrandoci aperti all’ascolto e accogliendo le emozioni dei nostri bambini gli staremo dando un’importantissima lezione di vita, poiché i piccoli apprendono l’empatia osservandola dagli altri.
Usare il gioco come distrazione
Il gioco è una parte fondamentale della vita e dello sviluppo dei bambini: in tutte le specie animali, il gioco è una sorta di “prova” per quello che poi dovranno affrontare nella vita reale.
Se vediamo che nel nostro bimbo sta per scattare un comportamento negativo, possiamo cercare di evitarlo usando il gioco.
Ad esempio, il nostro bimbo si arrabbia con il suo fratellino o sorellina perché ha preso un suo giocattolo: possiamo dirgli “sai che questa mattina ha rubato anche il mio portachiavi preferito? Non so dove l’avrà messo! Vieni, andiamo a cercarlo insieme, chi lo trova per primo vince!”
In questo modo il nostro bimbo vedrà che non succede niente se ogni tanto il fratellino “sottrae” qualcosa che ci appartiene, e che anche se non possiamo giocare con quel gioco in concreto, ci sono tante altre cose divertenti da fare!
Farli sentire in uno spazio sicuro per esprimersi
Per aprirsi agli altri ed esprimere le proprie emozioni i bambini devono sentirsi al sicuro e il modo di farli sentire così è dimostrargli che le loro emozioni saranno accettate ed ascoltate.
I piccoli sono spesso sopraffatti dalle emozioni forti e talvolta ne hanno paura: per questo le reprimono fin quando non si sentono abbastanza al sicuro per poterne parlare o poterle esprimere.
… Tante cose, vero?
Aiutare i bambini nel loro percorso emotivo è una sfida per tutti i genitori che si devono armare di pazienza per dare una mano ai propri figli a gestire e controllare i propri sentimenti.
Attenzione però! Non dobbiamo dare sempre la soluzione ai nostri bimbi, a meno che questi non ce lo chiedano espressamente: lasciare che i bambini gestiscano una situazione da soli (ovviamente sempre sotto la nostra supervisione) gli dimostra che abbiamo fiducia in loro, aiutandoli a trovare modi nuovi per controllare quello che sentono.
Tutti i bambini, infatti, hanno bisogno di essere aiutati a gestire le proprie emozioni ma – per fare questo – solo l’empatia non basta: è necessario parlargli e proporgli modelli di comportamento che li aiutino a non sentirsi alla mercé dei sentimenti che provano.
In questo articolo abbiamo detto spesso che è necessario ascoltare i bambini: questo vale anche per i piccoli che non sono ancora capaci di esprimersi a parole e che ci fanno capire le loro emozioni attraverso i gesti e il pianto.
Quando i bambini sono piccolissimi di certo non potremo farci dire da loro cosa sentono, cosa non funziona e cosa vorrebbero che succedesse per stare meglio: ma possiamo comunque fargli sentire la nostra vicinanza e il nostro appoggio incondizionato.
L’educazione per una corretta intelligenza emozionale inizia dal momento in cui i piccoli vengono al mondo, e non è mai troppo presto per fargli sentire che si possono fidare di noi per esprimere le proprie emozioni.
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