Novità per i congedi di paternità in Italia nel 2016, ma come siamo messi rispetto ad altri Paesi?
La società è in continua evoluzione: se ai tempi dei nostri nonni la cura dei figli era completamente delegata alle donne, ora anche il padre ha – per sua propria scelta – un ruolo sempre più attivo nell’allevare i bimbi. Ma se le mamme nei primi mesi di vita dei piccoli possono contare sul congedo di maternità, cosa possono fare i papà?
In Italia, ben poco: fino ad ora – per i papà lavoratori dipendenti – era previsto un giorno di congedo parentale, uno solo. Ora, con l’emendamento al DDL Stabilità 2016, c’è la possibilità di aggiungere altri due giorni di cui usufruire non oltre i 5 primi mesi di vita del bambino.
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Attenzione però: il papà che vuole prendersi questi due giorni deve fare richiesta al suo datore di lavoro almeno 15 giorni prima, e questi giorni si possono richiedere “previo accordo con la madre e in sua sostituzione in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest’ultima.”
E’ evidente che nel nostro Paese, per i papà che lavorano e desidererebbero essere più presenti nelle prime settimane di vita del bambino, le alternative a disposizione sono ben poche: purtroppo la legge italiana non prevede un periodo di congedo specifico per i neopapà (anche se – nel caso si verifichino determinate condizioni – i papà possono richiedere il congedo al posto della madre).
Ma com’è la situazione negli altri Paesi?
Decisamente migliore, facciamo qualche esempio: in Islanda il papà ha diritto a tre mesi di congedo parentale esclusivo, e ad altri tre da dividere con la madre (in aggiunta a ulteriori tre esclusivi della madre).
In Norvegia, quando nasce il bimbo, i papà possono stare a casa due settimane mentre hanno a disposizione ulteriori 10 settimane da utilizzare in un secondo momento.
In Svezia la situazione è simile: dieci giorni di congedo parentale alla nascita del bambino più ulteriori 60 giorni.
Anche la Spagna, la Germania e la Francia sono messe decisamente meglio dell’Italia.
Ci sono, poi, situazioni a sé: a volte infatti a fare la differenza è l’azienda per la quale si lavora – e le politiche interne che questa decide di adottare – indipendentemente dal Paese in cui ci si trova.
Prendiamo la Virgin, per esempio: i papà che lavorano da Virgin Management (in Inghilterra) possono godere di un congedo parentale di ben un anno pagato al 100%, nonostante la legislazione inglese preveda solo due settimane!
Inoltre, alcune tra le aziende più grandi negli Stati Uniti (tra queste c’è sempre Virgin oppure Facebook), in materia di congedo parentale non fanno distinzioni in base al tipo di famiglia di cui i genitori fanno parte: mamme o papà single, genitori adottivi, matrimoni tra persone dello stesso sesso… Hanno tutti lo stesso diritto al congedo di maternità e paternità.
Quindi, nonostante l’emendamento al Disegno di legge Stabilità 2016 si chiami “Misure a sostegno della condivisione della responsabilità genitoriale”, due giorni cambieranno ben poco la situazione per le famiglie italiane: le mamme continueranno ad essere coloro che si occupano principalmente della cura dei piccoli nei primi mesi di vita e i papà continueranno a non poter essere presenti in alcuni dei momenti più importanti nella crescita del proprio figlio.
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Che ne pensate, si poteva fare meglio?
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