La foto di tuo figlio su Facebook o altrove in rete? Ecco perché è meglio non pubblicarla! [AGGIORNATO]
[Vai all’ultimo aggiornamento del 9 novembre 2017] Se tutti i bambini sono teneri, buffi e divertenti, lo sono ancora di più per i propri genitori! Le mamme e i papà non si stancano mai delle smorfie del loro bimbo e, se in passato i neogenitori si recavano periodicamente dal fotografo per sviluppare decine di rullini con all’interno i momenti più belli, oggi con lo smartphone è tutto più facile.
E’ più facile anche condividere le foto dei piccoli: pensiamo alla mamma che fa una foto al suo piccolo appena nato, ancora in sala parto, e la manda al nonno e alla nonna che stanno aspettando impazienti di poter vedere il loro nipotino per la prima volta!
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Se da una parte la tecnologia ha fatto in modo che le emozioni potessero essere condivise più in fretta, dall’altra – se non si presta la dovuta attenzione – possiamo incappare in problemi spiacevoli.
Molto spesso quando parliamo di “condividere” è fin troppo facile farsi prendere la mano, “peccare” di disattenzione e non pensare alle conseguenze di quello che – al momento – pare un gesto del tutto innocuo. A cosa ci riferiamo?
La maggior parte di noi, ormai, ha un profilo sui social network: Facebook, Twitter, Instagram… Non tutte le persone sono ugualmente attive su queste reti sociali; alcuni tendono a utilizzarle soprattutto per informarsi senza pubblicare granché, mentre altre utilizzano il proprio profilo per condividere i momenti più importanti della vita con i propri collegamenti.
E cosa c’è di più importante nella vita che la nascita di un figlio? Cosa c’è di più bello che vederlo crescere ed assistere giorno dopo giorno alle sue conquiste e ai suoi traguardi?
Emozioni del genere, per alcuni genitori, dovrebbero essere “gridate” al mondo, condivise con gli amici e con le persone a noi care: per questo le foto di tantissimi bambini popolano i principali social network.
Troppi genitori però condividono le foto dei propri bimbi online in una maniera superficiale: quanti, caricando l’immagine del proprio bimbo, stanno pensando che quel semplice gesto porterà quella foto a rimanere in rete per sempre, anche dopo che viene cancellata (se mai verrà cancellata)?
Quanti, nei propri profili social, non fanno attenzione alle impostazioni sulla privacy e quando condividono un contenuto lo stanno rendendo accessibile a chiunque abbia una connessione internet, e non solo alla propria stretta cerchia di amici e conoscenti fidati?
Cosa dirà il bambino protagonista delle foto quando, una volta grande, si renderà conto della quantità di immagini personali che sono state caricate in rete (potenzialmente accessibili a tutti) senza che lui (o lei) abbia dato il permesso di diffonderle?
Tutte queste sono domande che la maggior parte dei genitori non si pone ma che sono chiave nel dibattito in cui il quesito principale è: è giusto pubblicare sui social le foto dei bambini?
Gli esperti sono d’accordo: no, è un comportamento che andrebbe evitato, e i motivi sono molteplici come spiega anche la Polizia di Stato nel suo profilo Facebook dedicato, “Una vita da social”.
Per prima cosa, pubblicare foto dei bambini online le rende accessibili (soprattutto se le impostazioni sulla privacy non sono attive) a chiunque, anche a chi ha cattive intenzioni.
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Nel 2015 la Polizia postale ha condotto delle indagini sulle nuove modalità di pedopornografia online e ha stimato che circa la metà delle foto di bambini pubblicate online da mamme e papà finiscono poi nel giro di foto illecite, soprattutto quelle in cui i bambini sono in costume o addirittura nudi (magari immortalati durante il bagnetto).
A dare l’allarme era stata, tra le prime, Valentina Sellaroli, Pubblico Ministero del Tribunale per i minorenni di Torino: già nell’aprile 2015 aveva messo in guardia i genitori della possibilità tutt’altro che remota che le foto dei bimbi postate online andassero a finire nelle mani di malintenzionati.
Oltre a questa possibilità, ha sottolineato il magistrato, esiste anche quella che chi ha cattive intenzioni possa farsi un’idea delle abitudini e dello stile di vita dei bambini attraverso le foto (ovviamente in questo caso non basta una foto ogni tanto, ma ci si riferisce a numerose immagini pubblicate costantemente) per poi tentare un adescamento.
Su questo argomento l’Università della California ha redatto un saggio “Sharenting: Children’s Privacy in the Age of Social Media” in cui vengono analizzati i rischi di postare le foto dei bimbi online e le responsabilità a cui vanno incontro i genitori.
In questo saggio (pagina 11) viene citato l’esempio di una madre che aveva pubblicato online una foto dei suoi gemellini che stavano imparando ad usare il vasino; più tardi ha scoperto che questa foto era stata presa, modificata e condivisa su un sito di materiale pedopornografico.
Tanti genitori pensano che il modo per evitare episodi del genere, ovvero che sconosciuti entrino in possesso dei contenuti che pubblichiamo in rete, sia semplicemente fare attenzione alle impostazioni sulla privacy dei nostri profili (un accorgimento importante che – secondo uno studio – non viene assolutamente preso in considerazione da almeno 1 persona su 5).
Di certo questo è un primo passo, ma non sempre basta: è sufficiente una rapida ricerca online per trovare vari stratagemmi (alcuni più complicati ed altri meno) per riuscire a visualizzare le foto private di Facebook (che mette a disposizione comunque una pagina di assistenza dedicata alle foto dei propri bambini).
Inoltre ricordiamoci che non esiste solo Facebook, ma ci sono tanti altri social network le cui impostazioni sulla privacy, a volte, rendono praticamente impossibile nascondere al pubblico le foto.
Ma il rischio che le immagini dei bambini vengano utilizzate per scopi illeciti non è l’unico motivo per cui si sconsiglia di pubblicare online immagini dei minori: anche la privacy gioca un ruolo fondamentale.
Nel momento in cui decidiamo di postare la foto di nostro figlio, lo stiamo facendo senza la sua autorizzazione (parliamo ovviamente di bambini molto piccoli): l’articolo 23 del Codice in materia di protezione dei dati personali infatti recita che “Il trattamento di dati personali da parte di privati o di enti pubblici economici è ammesso solo con il consenso espresso dell’interessato.”
Cosa succederebbe quindi se, una volta cresciuto, il bambino in questione si dimostrasse contrario alla diffusione senza consenso delle sue foto dell’infanzia che – fino a quel momento – sono state in rete (magari quindi per anni) accessibili a un numero illimitato di persone?
Che il ragazzo decida di portare i suoi genitori in tribunale sembra ovviamente un caso estremo, ma – se lo facesse – troverebbe la legge dalla sua parte, com’è già successo in Austria; qui nel 2016 una ragazza di 18 anni ha fatto causa ai propri genitori per aver postato su Facebook senza il suo permesso centinaia di foto (secondo lei imbarazzanti) di quando era bambina, rifiutandosi poi di cancellarle dietro sua espressa richiesta.
Un conto è che, una volta raggiunta l’età adeguata, sia il ragazzo o la ragazza a decidere di esporre pubblicamente la sua immagine online; fino a quel momento, però, nessuno ha il diritto di decidere al posto suo.
La privacy è infatti, secondo la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, un diritto fondamentale di ogni essere umano e – per esempio in Francia – chi diffonde immagini di una persona scattate in un luogo privato, senza che la persona in questione abbia dato il suo consenso, non solo rischia 45.000€ di multa, ma anche il carcere.
Dobbiamo ricordarci che tutti i casi spiacevoli di cui abbiamo parlato in questo articolo sono situazioni non quotidiane ma nemmeno rare: cosa possiamo fare quindi per proteggere la privacy dei nostri figli su internet?
- Evitare di pubblicare loro foto sui profili social o sui blog a meno che non abbiano l’età per darci il loro consenso
- Se proprio vogliamo pubblicare una foto sporadicamente, prestiamo attenzione che il piccolo sia vestito (da evitare quindi le foto di bimbi nudi o in costume) ed evitiamo che si veda il volto
- Controlliamo che i nostri profili social abbiamo le impostazioni sulla privacy adeguate (anche se abbiamo visto che questo non basta, ma almeno è un primo filtro)
- Evitiamo di scrivere nei profili social dati sensibili come l’indirizzo del domicilio, asilo o scuola frequentata, etc.
- Condividere con moderazione
Quest’ultimo punto è una costante nei nostri articoli: prima di tutto, e in tutti i contesti, ci vuole buon senso.
Se sul nostro profilo Facebook (privato) ogni tanto pubblichiamo una foto del piedino del nostro bimbo, o l’immagine una gita in cui il piccolo è ripreso (vestito) da dietro, non vuol dire che stiamo mettendo a repentaglio la sua privacy.
Il problema sorge quando il flusso di immagini è costante e fuori controllo: è inoltre importante ricordare che molti casi possono sembrare un’esagerazione ma che un episodio sia infrequente non significa che non potrebbe succedere a chiunque.
Aggiornamento del 9 novembre 2017:
Sempre a proposito di immagini di minori condivise sul web e privacy, una recente sentenza del Tribunale di Mantova ha ribadito che le foto dei bambini possono essere diffuse attraverso i social network solo con il consenso di entrambi i genitori.
Il giudice Mauro Bernardi ha richiamato l’articolo 10 del Codice civile (sulla tutela dell’immagine), il decreto legislativo 196/2003 sulla tutela della riservatezza dei dati personali e la Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia, oltre al Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali che entrerà in vigore dal 2018, per stabilire che tutte le foto dei figli condivise sui social network senza il consenso di uno dei genitori (nel caso di specie il papà) debbano essere rimosse.
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