Contaminanti pericolosi nel latte artificiale: 12 marche su 13 superano i limiti tollerabili
Abbiamo parlato spesso dell’importanza dell’allattamento al seno e di come il latte materno sia consigliato come alimento esclusivo dalla nascita fino ai sei mesi, per poi continuare finché la mamma ed il bambino lo desiderano.
Tuttavia ci sono una serie di situazioni che possono portare i genitori a dover (o voler) ricorrere al latte in formula, a volte in abbinamento al latte materno e a volte come alimento esclusivo.
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E’ proprio il latte artificiale ad essere sotto i riflettori nell’ultima inchiesta di Altroconsumo che si è proposta di individuare la quantità di contaminanti contenuti in 13 diverse marche di latte in polvere per l’infanzia.
Esiste infatti una dosa giornaliera tollerabile di contaminanti pericolosi per la salute che possono essere contenute negli alimenti: questi contaminanti sono i 3MCPD e i GE (rispettivamente molecole potenzialmente cancerogene e molecole sicuramente cancerogene); queste molecole sono il risultato dei processi di raffinazione degli oli vegetali presenti negli ingredienti.
Alcuni degli oli vegetali “incriminati” (poiché la loro raffinazione ad alte temperature genera i contaminanti) sono presenti anche nel latte in formula tanto che la dottoressa Helle Knutsen, presidente del gruppo CONTAM (il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare facente parte dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha dichiarato che “L’esposizione ai GE dei neonati che consumano esclusivamente alimenti per lattanti costituisce motivo di particolare preoccupazione, in quanto è fino a dieci volte il livello considerato a basso rischio per la salute pubblica”.
Come abbiamo detto prima, Altroconsumo ha analizzato 13 marche di latte artificiale utilizzato dagli 0 ai 6 mesi, le più conosciute e vendute:
- Aptamil 1
- Blemil 1
- Crescendo Coop
- Dicofarm Formulat 1
- Hipp Bio
- Humana 1
- Mellin 1
- Menarini Novolac 1
- Milteitalia Unimil 0-12
- Nidina 1 Optipro
- Nipiol
- Plasmon Nutrimune 1
- Unifarm Neo latte 1
I contaminanti pericolosi sono stati riscontrati in tutte le 13 marche prese in esame, e tutti i brand (tranne uno) superano i limiti di contaminanti tollerabili per questa fascia d’età.
L’unica eccezione è il latte Crescendo di Coop che non supera i limiti tollerabili (e non usa l’olio di palma) mentre il caso peggiore è rappresentato da Blemil 1, nel quale è stato riscontrato un tenore di 3MCPD quindici volte superiore al limite di sicurezza.
Nidina, Mellin e Formulat poi superano di 2-3 volte la dose giornaliera raccomandabile (Formulat non contiene olio di palma ma beta-palmitato, una miscela di acidi grassi di derivazione enzimatica).
Nel pdf scaricabile a questo link è possibile prendere visione di tutti i risultati dei test commissionati da Altroconsumo e di consultare i valori che sono stati utilizzati per arrivare ai risultati dell’indagine (come la quantità massima di 3MCPD che i bebé possono assumere ogni giorno senza rischi in base al peso e all’età).
Come si potrebbe ridurre la quantità di contaminanti pericolosi nel latte in formula? Siccome provengono dalla raffinazione ad alte temperature degli oli vegetali (in particolar modo quello di palma, anche se non è l’unico “colpevole”), una soluzione potrebbe essere la sostituzione degli oli vegetali con materie grasse alternative, che vanno però ugualmente controllate per verificare che la loro integrazione nel latte in formula sia sicura.
La Commissione Europea è impegnata a discutere una definizione dei limiti di legge per stabilire le quantità tollerabili di contaminanti pericolosi: Altroconsumo ha lanciato una petizione (a cui si può aderire firmando in questa pagina) per fare in modo che la normativa tenga in maggiore considerazione la salute dei lattanti, indirizzando anche una lettera al Ministero della Salute.
Grazie a diverse campagne di sensibilizzazione (e all’attenzione crescente delle mamme e dei papà che sempre più spesso sanno informarsi adeguatamente) l’allattamento al seno sta recuperando un ruolo centrale nella crescita e nell’accudimento dei piccoli.
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Anche le mamme che desiderano allattare, però, a volte si trovano nella necessità di ricorrere al latte in formula e, purtroppo, sembra che ancora troppo spesso alcuni ospedali e pediatri consiglino una marca piuttosto che un’altra non basandosi sull’effettiva bontà del prodotto ma come risultato di sponsorizzazioni e finanziamenti promossi dai brand di latte artificiale.
In un panorama del genere, per i genitori è più difficili prendere decisioni consapevoli: tante mamme e papà infatti non si sognerebbero mai di mettere in discussione ciò che dice il personale medico, che dovrebbe preoccuparsi di ciò che è meglio per i pazienti a prescindere da pubblicità e pressioni esterne.
Per fortuna inchieste come quelle di Altroconsumo, e di tante altre associazioni di consumatori, fanno luce su questioni importanti che spesso vengono sottovalutate o che, addirittura, sono sconosciute ai più.
Speriamo che la normativa in merito alla presenza dei contaminanti nel latte per l’infanzia venga presto rivista per garantire a chi utilizza il latte artificiale un alimento senza compromessi per i piccoli che ne hanno bisogno.
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