Coliche e colichette nei neonati: è sempre mal di pancia? Come distinguere tra gas addominale e pianto serale
La sera è uno dei momenti più critici per i neonati (e i loro genitori): spesso verso il tardo pomeriggio i piccoli cominciano a mostrare segni di irrequietezza, a piangere, contorcersi e lamentarsi apparentemente senza motivo.
Quando si presenta questo malessere tipico delle ore serali e a cui non è possibile attribuire una chiara causa scatenante la colpa viene spesso data alla famigerate “coliche gassose”; il termine coliche viene però utilizzato di frequente in modo improprio, andiamo a vedere perché!
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Cosa si intende per coliche?
Con “coliche” si intende un fenomeno che causa nel neonato pianto intenso e inconsolabile almeno tre ore al giorno, per almeno tre giorni alla settimana e per almeno tre settimane di seguito, anche se non è legato al mal di pancia.
Le coliche si manifestano verso le 2 / 3 settimane di vita e spariscono autonomamente verso la fine del terzo mese o l’inizio del quarto.
Le coliche nei neonati causano mal di pancia?
Il termine “coliche” per indicare questo fenomeno è stato usato per la prima volta negli anni 50 in un articolo medico; tuttavia da allora non è stato possibile presentare prove scientifiche che dimostrassero una relazione tra il pianto delle ore serali e i dolori addominali.
Esistono infatti bambini che hanno molta aria nella pancia o nel tratto digerente e che non hanno le coliche (intese come gli episodi serali di pianto inconsolabile).
E’ vero che spesso durante questi episodi di pianto i piccoli si contorcono, si sforzano e, pertanto, emettono aria o fanno la cacca: questa però è una conseguenza del pianto e dei meccanismi ad esso legati, non ne è la causa!
Quando un neonato piange lo fa con tutto il corpo, non solo con la voce e le smorfie del viso: il piccolo attiva tutti i suoi muscoli, si tira, si contorce… Una manifestazione fisica che siamo abituati ad attribuire al mal di pancia, nonostante non sia sempre così.
Se non gli fa male la pancia, allora perché piangono?
Che il pianto delle “coliche” si manifesti nelle ore serali non è casuale: la sera è quando i piccoli sono più stanchi perché hanno accumulato tutti gli stimoli ricevuti nella giornata (ricordiamoci che per un bimbo di poche settimane ogni scoperta, anche la più piccola, rappresenta un grande sforzo).
La sera è anche il momento in cui i genitori sono più stanchi e, quindi, meno pazienti o meno sereni per poter calmare il piccolo e dargli sicurezza: infatti i neonati spesso piangono senza sapere bene ciò che vogliono comunicare; sanno però di aver bisogno di una risposta da parte dei loro genitori.
Per questo è importante che la mamma e il papà, pur non capendo cosa scateni il pianto del piccolo, cerchino di consolarlo in vari modi, fino a trovare quello giusto: cantandogli una canzone, coccolandolo, dandogli il seno o il biberon, facendogli il bagnetto..
Se il pianto risultasse comunque inconsolabile non lasciamo il bambino da solo: per lui è importante sentirci vicino, nonostante non riesca a tranquillizzarsi.
E’ anche vero che un bambino che piange a lungo può essere molto stressante per i genitori già provati dalla fatica di accudire un bebè: se sentiamo che abbiamo bisogno di un respiro, non succede niente se mettiamo per qualche minuto il piccolo nella culla e ci sediamo per cercare di tranquillizzarci.
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Come abbiamo visto anche nell’approfondimento dedicato alla sindrome del bambino scosso, per mantenere la calma e poter rassicurare il bambino è normale che anche la mamma e il papà abbiano bisogno di riprendere fiato.
Quando si tratta davvero di gas addominale?
Abbiamo visto quindi che con “coliche” si vuole indicare un pianto inconsolabile e ricorrente, non necessariamente legato alla presenza di aria nella pancia.
E’ anche vero che ci sono alcuni neonati che davvero soffrono di disturbi legati al gas addominale: tutti i neonati hanno molta aria nel tratto digerente, soprattutto per il lattosio contenuto nel latte, uno zucchero che – fermentando – dà origine al gas.
Questo disturbo però si presenta durante tutto l’arco della giornata, non solo nelle ore serali: i piccoli possono quindi apparire irrequieti e irritabili, ma stanno meglio e si calmano quando finalmente riescono a espellere il gas.
Nel caso in cui il nostro bimbo soffra di aria nella pancia, ci sono alcuni gesti che possiamo fare per alleviare il disturbo:
- controllare che stia poppando bene dal seno (e se così non fosse chiedere aiuto a un consulente per l’allattamento)
- cambiare eventualmente la tettarella del biberon e preferirne una che faccia passare il latte più lentamente
- far fare sempre il ruttino dopo i pasti e non sdraiare subito il bambino dopo aver mangiato
- massaggiare la pancia con movimenti in senso orario
- piegare le gambine sulla pancia per favorire l’uscita del gas
- fare al bimbo un bagnetto caldo
- praticare il massaggio infantile
- usare la fascia porta bebè
Quando andare dal pediatra?
E’ opportuno fare visita al pediatra se il piccolo non solo piange ma si mostra particolarmente sofferente, oppure se per diversi giorni non riesce a fare la cacca; anche con la presenza di febbre o di sangue nelle feci dobbiamo portare il piccolo dal medico.
In conclusione
Il concetto di “coliche” esiste solo in occidente, mentre nelle altre parti del mondo questo fenomeno non è noto: una delle ragioni la troviamo nelle pratiche di accudimento che si sono diffuse in aree come l’Europa o gli Stati Uniti.
La cultura di queste zone detta che i piccoli appena nati debbano passare la maggior parte del tempo sdraiati nella culla o nel passeggino, mentre fisiologicamente il cucciolo di uomo è fatto per stare a contatto con il corpo dei genitori.
Per questo in altre culture dove si utilizzano supporti per portare il bambino (sulla schiena o sul davanti) e che quindi accompagna i genitori e si muove con loro già dai primi giorni di vita il pianto serale praticamente non esiste.
Per lo stesso motivo l’uso della fascia porta bebè può rivelarsi quasi miracoloso per il pianto dei neonati: una volta dentro i piccoli si rilassano in pochi secondi, cullati dall’odore della mamma o del papà, dal loro calore e dal battito cardiaco.
Il pianto inconsolabile (che si protrae anche per diverse ore) sembra quindi fare parte di una tappa fisiologica dello sviluppo dalla quale passano la maggior parte dei bambini: per quanto stressante ricordiamoci che è un periodo di passaggio e che, durante le crisi di pianto, il nostro piccolo ha più che mai bisogno della vicinanza e della comprensione dei suoi genitori.
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