Bufale, miti e credenze su gravidanza, allattamento e prima infanzia: facciamo chiarezza!
I miti e le credenze popolari si trasmettono di generazione in generazione: le loro origini vanno cercate in un’epoca durante la quale il progresso medico e scientifico non aveva neanche lontanamente sfiorato i livelli raggiunti negli ultimi decenni.
Se alcuni miti risultano poi essere completamente veri, altri hanno solo un fondo di verità (ma devono comunque essere presi con le pinze) ed altri ancora sono delle vere e proprie bufale, ovvero completamente falsi, privi di qualsiasi fondamento scientifico e – anzi – potenzialmente dannosi.
Ad agosto per un ordine da almeno 50 euro sul nostro PPStore, 5 euro di sconto usando il codice PPAGO24
Fortunatamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità è presente una sezione dedicata proprio ai miti e alle bufale più comuni riguardo a varie tematiche tra cui troviamo anche la gravidanza, l’allattamento e la prima infanzia.
Per ogni bufala è disponibile la “smentita” ufficiale accompagnata dai link alle fonti con le informazioni da cui si è attinto per screditare le varie dicerie.
Noi abbiamo selezionato tutta una serie di miti e bufale sulla gravidanza, l’allattamento e la prima infanzia che – purtroppo – ancora troppo spesso capita di sentire: le trovate qui di seguito!
Gravidanza
1. Dopo il taglio cesareo una donna non può mai più fare gli addominali altrimenti la ferita si “scuce”
Le donne che hanno fatto il taglio cesareo devono aspettare in media 6 settimane per riprendere l’attività fisica: è questo il tempo necessario affinché la ferita si rimargini (se non ci sono state complicazioni che potrebbero allungare i tempi di guarigione).
Dopo 6 settimane, quindi, è possibile riprendere a fare esercizio fisico in maniera graduale evitando all’inizio di realizzare sforzi eccessivi: è saggio chiedere al ginecologo (che conosce meglio di qualunque altro il nostro stato di salute post parto) quando riprendere con un eventuale esercizio fisico più “impegnativo”.
In ogni caso la ferita del cesareo, se viene fatta guarire e quindi si aspettano e rispettano i giusti tempi (che possono cambiare da donna a donna), non può “scucirsi” con l’esercizio fisico: il tessuto fibrotico che forma la cicatrice è molto resistente.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
2. Non si può fare attività fisica in gravidanza perché è troppo pericoloso
Contrariamente a quanto si tende a pensare l’attività fisica in gravidanza ha parecchi vantaggi: riduce il rischio di vene varicose, diabete gestazionale, migliora l’umore e la circolazione sanguigna; può persino prevenire il mal di schiena!
Le donne che praticavano attività fisica prima di rimanere incinte e che, quindi, sono già allenate possono continuare a farlo durante i nove mesi di gestazione ma bisogna evitare sport a rischio traumi come l’equitazione o il ciclismo e quelli che comportano un sovraccarico eccessivo a livello di bacino e colonna vertebrale.
Le attività fisiche più indicate durante la gravidanza sono il nuoto e la camminata.
Ad agosto per un ordine da almeno 50 euro sul nostro PPStore, 5 euro di sconto usando il codice PPAGO24
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
3. Durante la gravidanza bisogna mangiare per due
La dieta in gravidanza ha conseguenze dirette sulla salute della madre e del nascituro: mangiare in quantità eccessive può determinare una serie di problemi di salute per la mamma come il diabete gestazionale e la pressione alta (molto rischiosa in gravidanza, come avevamo spiegato in un approfondimento).
Durante i nove mesi di gravidanza è importantissimo consumare molta frutta, verdura, carboidrati, proteine ed alimenti ricchi di fibre; va limitato il consumo di sale, di alimenti industriali, zucchero, caffeina e fritti.
Da evitare completamente, poi, è l’assunzione di bevande alcoliche che possono danneggiare il sistema nervoso e gli organi del feto.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
4. Durante la gravidanza e l’allattamento non si possono assumere farmaci
Alcuni farmaci se assunti in gravidanza o in allattamento possono avere effetti negativi sul feto o sul neonato allattato al seno; questo, però, non accade sempre.
Per questo motivo prima di sospendere terapie in corso (iniziate prima della gravidanza) o di cominciare a prendere un farmaco quando la gestazione è già iniziata è necessario consultare il proprio ginecologo o il proprio medico di base per sapere se quel determinato principio attivo è compatibile con la gravidanza o l’allattamento.
Per quanto riguarda l’allattamento, sono davvero pochissimi i farmaci che, se assunti, ne determinano la sospensione; ne avevamo parlato in un post dedicato dove trovate anche il motore di ricerca per sapere quali medicine sono compatibili con l’allattamento.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
5. Chi soffre di una malattia cronica non potrà mai avere figli
Sono purtroppo tantissime le donne a soffrire di malattie croniche: asma, diabete, malattie autoimmuni, epilessia, etc.
Se tempo fa queste patologie potevano rendere impossibile portare a termine una gravidanza, oggigiorno – per fortuna – la maggior parte di queste malattie si possono tenere sotto controllo grazie a una serie di terapie (farmacologiche e non).
Come abbiamo detto poco fa ci sono però alcune medicine che risultano incompatibili con la gravidanza o che, comunque, devono essere assunte con attenzione durante i nove mesi di gestazione.
Per questo motivo tutte le donne che soffrono di una malattia cronica e che stanno cercando di rimanere incinte devono parlare con il proprio ginecologo o con il medico curante per capire come procedere con i trattamenti necessari per tenere sotto controllo a loro patologia.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
6. Non è necessario prendere precauzioni prima del concepimento per la salute del nascituro
Quando una donna scopre di essere incinta comincia a fare attenzione a ciò che mangia, a non fare troppi sforzi, alle medicine che assume, etc.
Eppure è importante iniziare a prendere determinati accorgimenti ancora prima del concepimento, ad esempio l’acido folico: prenderne una pastiglia al giorno per i primi tre mesi di gravidanza (iniziando almeno un mese prima del concepimento) riduce il rischio di malformazioni congenite come i difetti del tubo neurale ed alcune malformazioni di cuore, labbro, palato, rene e arti.
Inoltre parlare con il proprio ginecologo prima del concepimento può essere utile per individuare la presenza di malattie ereditarie in famiglia e di altri possibili problemi legati alla gravidanza, e prendere quindi le dovute precauzioni.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
7. Se si ha un rapporto durante le mestruazioni non è possibile rimanere incinta
E’ poco probabile ma non è impossibile; questo perché gli spermatozoi possono vivere fino a una settimana nel canale vaginale e quindi possono sopravvivere fino all’ovulazione successiva e fecondare l’ovulo.
Nonostante sia un’eventualità poco comune è sempre necessario utilizzare metodi anticoncezionali sicuri anche durante la fase mestruale per evitare il rischio di gravidanze indesiderate.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
8. Chi allatta al seno non può rimanere incinta
E’ vero che l’allattamento al seno provoca un aumento dell’ormone prolattina che riduce la ripresa del ciclo ovulatorio normale; per questo le donne che allattano al seno hanno meno possibilità di rimanere incinta ma l’allattamento al seno non esclude del tutto questa possibilità!
Per questo motivo anche durante l’allattamento è necessario – se si vuole evitare un’altra gravidanza – ricorrere a un metodo anticoncezionale sicuro e compatibile con l’allattamento al seno (non tutti i contraccettivi a base ormonale lo sono; bisogna quindi chiedere consiglio al proprio ginecologo).
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
9. Il sesso del nascituro può essere determinato dal freddo o il caldo, dall’età della madre e dalla luna
Si tratta di credenze senza alcuna base scientifica: le fasi lunari durante l’ovulazione non hanno alcuna influenza sul sesso del nascituro nel caso di un concepimento.
Altre persone si servono di una tabella che permette di incrociare l’età della madre con il mese del concepimento per prevedere così il sesso del bambino: anche questo metodo è completamente inaffidabile.
Non ci sono evidenze scientifiche che suggeriscano poi che gli spermatozoi portatori del cromosoma Y (quello maschile) siano più resistenti alle basse temperature: quindi raffreddare i genitali maschili o femminili prima del rapporto non dà garanzie di concepire un figlio maschio.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
10. Nel caso di voler conservare il sangue del cordone ombelicale è meglio mandarlo in una banca privata anziché donarlo
Come avevamo già spiegato in uno nostro precedente approfondimento in Italia attualmente se si desidera conservare il sangue del cordone è possibile farlo gratuitamente donandolo a una banca pubblica: non è possibile conservarlo per scopi personali (e quindi utilizzarlo sul donatore) perché le cellule prese alla nascita potrebbero già contenere i difetti che hanno portato allo sviluppo di una eventuale malattia in quel determinato soggetto; risulta quindi più utile e sicuro utilizzarle per altri soggetti compatibili.
E’ consentita la conservazione per uso personale solo nei casi in cui esistono patologie ricorrenti tra i parenti consanguinei del nascituro per le quali è riconosciuto clinicamente valido ed appropriato l’utilizzo terapeutico delle cellule staminali del sangue da cordone ombelicale.
E’ comunque possibile conservare il sangue del cordone presso banche del sangue estere a pagamento.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
11. Quando nasce un bambino la mamma e il papà sono sempre felici
La nascita del proprio bimbo è un momento che ogni mamma e papà attende con ansia per nove lunghi mesi ma, quando il piccolo è finalmente venuto al mondo, i cambiamenti emotivi, ambientali e ormonali possono condizionare negativamente la stabilità emotiva dei genitori.
Circa 1 neomamma su 7 soffre di depressione post parto una condizione che non dev’essere confusa con il baby blues che interessa circa il 70% delle madri: i sintomi sono simili (ansia, pianto, senso di colpa, sensazione di impotenza, difficoltà a creare un vincolo con il bebè) ma la depressione post parto si si verifica più in là nel tempo, dura di più e i sintomi sono più severi.
Si tende a pensare che la depressione post parto sia un fenomeno esclusivamente femminile ma anche gli uomini ne soffrono: si tratta – come per la depressione post parto nelle donne – di un fenomeno del tutto normale da cui si può guarire riconoscendo i sintomi e rivolgendosi a professionali qualificati.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
Allattamento
1. Durante l’allattamento bisogna bere birra perché aumenta la produzione di latte
E’ falso perché la produzione di latte e la buona riuscita dell’allattamento materno dipendono esclusivamente dalla frequenza con cui il piccolo si attacca al seno e dalla possibilità di poppare già nei primi minuti dopo la nascita.
Per questo motivo è importantissimo dare il seno a richiesta senza aspettare periodi di tempo predefiniti tra una poppata e l’altra (solo nei casi di allattamento al seno, se si allatta con latte artificiale è necessario seguire gli orari e le quantità indicate dal pediatra).
Il luppolo e il malto della birra non solo non servono per aumentare la produzione di latte ma il consumo di birra e di bevande alcoliche in generale durante l’allattamento – così come durante la gravidanza – è sconsigliato poiché potenzialmente dannoso per il bambino.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
2. Chi allatta non può rimanere incinta
(Trovi la risposta a questa domanda nella sezione “Gravidanza” di questo post, al punto 8; puoi anche leggere la risposta direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
3. Durante l’allattamento non bisogna stare attenti a ciò che si beve o si mangia
Spesso si sente dire che durante l’allattamento non bisogna mangiare cibi troppo saporiti (come la cipolla o l’aglio) perché il piccolo potrebbe non gradire il sapore del latte che in effetti cambia in base a ciò che la madre mangia.
Ma il piccolo già nella pancia si è abituato alla dieta della mamma: i gusti dei cibi che la compongono venivano percepiti anche da lui quando era ancora nell’utero, quindi è possibile consumare questi alimenti senza nessun problema anche nel periodo dell’allattamento.
In questo periodo, come abbiamo già detto, va evitato l’alcool ma anche i pesci contaminati da sostanze come il mercurio (presente nel tonno, nel pesce spada e nell’aguglia imperiale).
Come in gravidanza, poi, anche durante l’allattamento vanno evitati i cibi troppo zuccherati, i fritti, i grassi in eccesso e il cibo spazzatura.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
4. Durante la gravidanza e l’allattamento non si possono assumere farmaci
(Trovi la risposta a questa domanda nella sezione “Gravidanza” di questo post, al punto 4; puoi anche leggere la risposta direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
5. Le donne miopi non possono allattare al seno poiché l’allattamento è dannoso per la vista
Già durante la gravidanza l’elasticità e l’idratazione dei tessuti che compongono l’occhio cambiano; queste modifiche continuano nel periodo dell’allattamento e possono causare una diminuzione dell’acuità visiva (il livello di definizione con il quale una persona è in grado di vedere).
Tuttavia questi cambiamenti sono totalmente passeggeri, quindi un eventuale peggioramento della vista nelle donne miopi durante il periodo dell’allattamento passerà dopo un certo periodo di tempo.
Le donne che dovessero avere anche prima di rimanere incinte importanti patologie a carico degli occhi dovrebbero invece consultare il ginecologo che saprà valutare il caso specifico.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
6. Quando una donna allatta al seno non può fare sport
Durante l’allattamento al seno non c’è nessuna controindicazione nel praticare un’attività sportiva o nel fare esercizio fisico, anzi: un po’ di sport migliora l’umore, aiuta a perdere eventuali chili in eccesso che sono rimasti dalla gravidanza e riduce stress e ansia.
Bisogna però osservare alcuni accorgimenti, soprattutto nei primi mesi:
- evitare allenamenti troppo lunghi che potrebbero sconvolgere i ritmi del bambino (nei primi mesi i neonati possono richiedere il seno anche ogni ora)
- consumare acqua in abbondanza per rimanere idratate e non condizionare negativamente la produzione di latte
- evitare di affaticarsi troppo perché l’allattamento al seno di per sé richiede molte energie
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
7. Latte artificiale e latte materno sono equivalenti
Al giorno d’oggi una mamma può scegliere se allattare il proprio bimbo al seno o con il latte artificiale; nessuna madre dovrebbe essere giudicata per la sua scelta a riguardo.
E’ importante informarsi prima di prendere una decisione: sono innumerevoli gli studi che hanno dimostrato che il latte materno è l’alimento migliore per i piccoli non solo perché fornisce loro tutti i nutrienti di cui hanno bisogno ma anche perché grazie alla sua azione immunologica protegge i bimbi da infezioni, gastroenteriti, minimizza il rischio di morte in culla e molto altro.
Il latte materno e l’allattamento al seno possono addirittura salvare vite, come succede nel caso dei bambini nati prematuri.
Purtroppo ci sono alcune mamme che nonostante desiderino allattare al seno non sono in grado di farlo per diverse ragioni: ricordiamo che come alternativa al latte in polvere esistono le banche del latte umano donato grazie alle quali è possibile alimentare il proprio bimbo con latte materno di una donatrice.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
Prima infanzia
1. Per evitare che il piccolo pianga si può dargli il ciuccio fin da subito
Come abbiamo già detto in un approfondimento dedicato, il ciuccio è sconsigliato nei primi 40 giorni di vita poiché potrebbe interferire con il corretto avviamento dell’allattamento al seno.
Il ciuccio (il cui uso non dovrebbe proseguire oltre i due anni di vita, e nel blog avevamo dato vari consigli per far perdere il vizio) può essere un prezioso alleato per calmare il bambino ma non deve sostituire il tentativo dei genitori di capire perché il piccolo piange.
I bambini di solito piangono per fame, sbalzi di temperatura, sonno, coliche (nonostante il nome spesso non si tratta di dolori addominali ma di fisiologico pianto serale) o semplicemente per desiderio di contatto con la mamma e con il papà.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
2. Per i primi tre mesi il neonato non riconosce la mamma quindi in questo periodo il contatto fisico non è importante
Vari studi hanno dimostrato l’assoluta importanza del contatto sia fisico che visivo tra madre e bambino già nei primi istanti dopo la nascita: se la mamma tiene in braccio il piccolo, lo allatta spesso, lo bacia e lo coccola questi avrà un livello più basso di ormoni dello stress.
Il contatto è fondamentale anche per la madre, poiché diminuisce il rischio di soffrire di depressione post parto; allo stesso modo non è vero che i piccoli non vanno presi in braccio perché altrimenti “si viziano” e, anzi, si è visto che i piccoli portati in fascia – quindi a stretto contatto con la mamma o il papà – sono più rilassati e hanno meno coliche serali.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
3. Quando i neonati dormono vanno tenuti di fianco o a pancia in giù
Questa è un’indicazione che veniva data in passato anche dai pediatri: si pensava infatti che facendo dormire i bambini in questa posizione fosse meno probabile che questi soffocassero nel caso di rigurgitare durante il sonno.
Eppure negli ultimi decenni è stato dimostrato che dormire a pancia in giù aumenta il rischio di SIDS, la sindrome della morte in culla; per questo soprattutto nel primo anno di vita è fondamentale far dormire i bambini a pancia in su.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
4. Quando il bambino mangia già cibi solidi e ha i denti non c’è più pericolo di soffocamento a causa di alcuni alimenti
Anche se i bambini sono ormai grandicelli (fino ai 4 anni) e hanno i denti ci sono alcuni alimenti che possono essere molto pericolosi perché rischiano di chiudere le vie aeree dei piccoli arrivando a soffocarli se non si mettono in pratica tempestivamente le manovre di disostruzione.
I cibi più pericolosi sono i wurstel, i pomodorini, le mozzarelle, gli acini d’uva, le noccioline: si tratta di alimenti rotondi, lisci e che non si dissolvono con la saliva.
Bisogna prestare attenzione anche agli alimenti che si sfilacciano e che quindi si attaccano con grande facilità alle mucose come il finocchio o il prosciutto crudo.
Per evitare incidenti è importante tagliare i cibi in pezzi piccoli e vigilare i bimbi mentre mangiano; è inoltre fondamentale assistere a un corso sulle manovre di disostruzione pediatrica che potrebbero salvare la vita dei piccoli in caso di soffocamento.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
5. L’obesità infantile non è preoccupante e passa con lo sviluppo
Molti bimbi piccoli (anche quelli non sovrappeso) tendono a essere “rotondetti” e, in effetti, questa caratteristica si perde con la crescita.
Non è così però nel caso di bambini obesi che corrono il rischio di sviluppare malattie come il diabete o patologie cardiovascolari e, inoltre, hanno molte più probabilità di essere adulti obesi.
Come avevamo spiegato anche in un approfondimento dedicato per proteggere i nostri bimbi dall’obesità infantile dobbiamo evitare i cibi dolci, industriali, le bevande zuccherate e la vita eccessivamente sedentaria: infatti, nonostante i bambini siano pieni di energia e si muovano molto, spesso non è abbastanza per garantire uno stile di vita sano.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
6. L’allergia si manifesta sempre da bambini
L’allergia si può manifestare nei primi anni di vita, durante l’adolescenza o anche in età adulta; nella sua comparsa giocano un ruolo molto importante i fattori ambientali e la genetica (il figlio di due genitori allergici ha fino all’80% di possibilità di essere allergico contro il 15% di possibilità del figlio di due genitori non allergici).
Ma cos’è l’allergia? Quali sono i sintomi di quelle primaverili? Come si diagnostica l’allergia e quali sono le terapie disponibili? Ne avevamo parlato qui!
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
7. Se si sta sotto l’ombrellone non serve mettersi la crema solare
Le radiazioni solari dannose per la pelle sono in grado di attraversare molti tipi di tessuti, compreso quello dell’ombrellone: per questo è necessario applicare la crema anche quando si sta al riparo sotto di esso, soprattutto nel caso dei bambini piccoli!
Sul blog avevamo parlato dell’importanza della crema solare e di quale scegliere insieme a tanti consigli per vivere la spiaggia con i bambini in tutta sicurezza.
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
8. Se un bambino ha un amico immaginario ha qualcosa che non va
Niente di più sbagliato! E’ normalissimo che i bambini dai 2 ai 6 anni abbiano un amico immaginario con cui parlano, giocano o si confidano.
L’amico immaginario aiuta il piccolo a capire meglio il limite tra ciò che è reale e ciò che è frutto della sua immaginazione, lo aiuta nel processo di acquisizione della propria identità personale insegnandogli ad accettare che gli altri hanno esigenze, bisogni e pensieri diversi dai propri.
In questo articolo del nostro blog trovate un approfondimento dettagliato sugli amici immaginari nei bambini e del perché sono una risorsa importante per la loro crescita!
(Vai alla domanda direttamente sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità)
9. La febbre fa crescere
Questo mito non appare tra quelli elencati sul sito dell’Istituo Superiore di Sanità, ma abbaimo voluto includerlo in questo articolo perché è ancora molto diffuso.
Quante volte abbiamo sentito le nonne dire ai nipoti che avevano appena avuto la febbre: “Come sei diventato alto! Normale, la febbre fa crescere!”
Tuttavia si tratta di un’affermazione senza alcun fondamento scientifico: da una parte la febbre non stimola nessun ormone della crescita e, dall’altra, la crescita di un bambino non causa febbre.
Si pensa che questa credenza possa essere nata perché, in passato, quando un bambino stava poco bene veniva tenuto a letto fino alla sua completa guarigione, e magari anche qualche giorno in più per recuperare completamente le forze: stare sdraiati per lungo tempo causa una distensione dei muscoli e delle articolazioni; forse per questo motivo i bambini potevano apparire più alti dopo un periodo di convalescenza.
Ma io l’ho sempre fatto e non è mai successo niente…
Quando apprendiamo che qualcosa che abbiamo sempre creduto corretto sia, in realtà, una convinzione del tutto infondata (o – magari – addirittura dannosa) rimaniamo sempre un po’ scettici: abbiamo “sbagliato” per tutto questo tempo?
Ognuno agisce in base alle informazioni che ha a disposizione: se ci hanno sempre insegnato, per esempio, che la birra fa latte agiremo di conseguenza (bevendo birra durante l’allattamento e consigliando ad altre donne di farlo, poiché pensiamo che sia una pratica innocua).
Per fortuna al giorno d’oggi è facile documentarsi e trovare studi e ricerche di fonti autorevoli che possono confermare o a volte smentire le nostre convinzioni: rendersi conto di aver creduto a una diceria è in fondo una buona notizia, siamo in tempo per correggere il nostro comportamento e prendere scelte più consapevoli!
Ad alcuni verrà da dire “ma com’è possibile che qualcosa che ho sempre fatto sia dannoso se non mi è mai successo niente?”; usare la propria esperienza personale spesso può trarre in inganno: ricordiamoci che esistono casistiche ed eccezioni.
Gli studi scientifici e le ricerche però basano i loro risultati su trend generali misurati prendendo in esame un campione significativo di individui così da poter dare linee guida da seguire.
L’importante, come ripetiamo spesso, è usare buon senso e informarsi dalle fonti giuste!
Hai trovato utile questo articolo? Vuoi scoprire altri approfondimenti sui temi più importanti legati a gravidanza, maternità e prima infanzia e ricevere periodicamente le ultime novità dal nostro blog?