Permessi di allattamento INPS: come e quando spettano i riposi orari giornalieri? Ecco i casi!
Una volta finito il periodo di maternità/paternità obbligatoria (e facoltativa) tante mamme e papà si ritrovano comunque in difficoltà a rientrare al lavoro a causa degli orari che non coincidono con le necessità di accudimento del bambino, anche se questi viene lasciato ai nonni o all’asilo nido.
Fortunatamente durante il primo anno di vita del bambino sia le mamme che i papà hanno diritto a fino a due ore al giorno di permesso retribuito per allattamento, a prescindere dal fatto che, magari, sia la mamma ad allattare esclusivamente al seno il bimbo.
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In questo approfondimento scopriremo in cosa consiste il riposo orario retribuito per l’allattamento, a chi spetta e come richiederlo: vediamolo insieme!
Cosa si intende per riposo orario retribuito per allattamento?
L’articolo 39 del Decreto Legislativo 151 del 2001 stabilisce che il datore di lavoro deve consentire alle lavoratrici madri, durante il primo anno di vita del bambino, due periodi di riposo anche cumulabili durante la giornata (il periodo di riposo diventa uno solo quando l’orario giornaliero di lavoro è inferiore a sei ore).
Questi periodi di riposo hanno una durata di un’ora ciascuno e sono considerati come ore lavorative agli effetti della durata e della retribuzione del lavoro: durante questi periodi la mamma ha diritto ad uscire dall’azienda.
I periodi di riposo sono di mezz’ora ciascuno quando la mamma porta il proprio bimbo all’asilo nido aziendale; se si tratta di una struttura indipendente dall’azienda, il permesso diventa di mezz’ora solo se l’asilo nido è ubicato nelle immediate vicinanze del posto di lavoro.
Le mamme e i papà possono usufruire di questi permessi fino al compimento del primo anno di vita del figlio.
Chi ne ha diritto?
Ne hanno diritto le mamme lavoratrici dipendenti e i papà lavoratori dipendenti (dei permessi dei papà ne parleremo più avanti in questo stesso articolo) indipendentemente dal numero di ore di lavoro previsto dal contratto.
Le mamme e i papà lavoratori dipendenti non possono però usufruire di questi permessi insieme, ne può infatti beneficiare solo un genitore: o la mamma, o il papà.
Non ne hanno diritto invece le mamme lavoratrici autonome e i papà lavoratori autonomi, le lavoratrici a domicilio e le addette ai servizi domestici e familiari.
Ad averne diritto sono però le lavoratrici agricole, le apprendiste, le lavoratrici impegnate in lavori socialmente utili e nei lavori di pubblica utilità.
Le mamme e i papà che ne fanno richiesta non devono essere in regime di congedo di maternità obbligatorio o facoltativo (si può cominciare ad usufruire dei permessi per allattamento una volta che si torna al lavoro dopo il periodo di maternità o paternità).
Come sapere se si ha diritto a un’ora o due di riposo per allattamento?
Se l’orario lavorativo del genitore che chiede il permesso è inferiore a 6 ore allora si ha diritto a solo un’ora di riposo; se, invece, l’orario è pari o superiore a 6 ore i periodi di riposo passano ad essere due.
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Come si richiedono i permessi di allattamento?
A differenza di quanto accade con la maternità (obbligatoria o facoltativa) la madre non deve mandare nessuna richiesta all’INPS, deve semplicemente consegnare al proprio datore di lavoro una richiesta firmata in cui dichiara di voler avvalersi dei permessi per l’allattamento; il padre invece, come vedremo più avanti, oltre alla richiesta al datore di lavoro deve fare anche domanda all’INPS.
Il testo di una eventuale richiesta potrebbe essere di questo tipo:
Luogo, data
Richiesta di riposo per allattamento ai sensi dell’art. 39 del D.lgs 151/200 – T.U. sulla maternità e paternità.
Spett.le Azienda [NOME AZIENDA],
la sottoscritta [NOME DELLA MADRE], nata a [LUOGO] il [DATA] e madre di [NOME FIGLIO/A], nato/a a [LUOGO] il [DATA], comunica che intende beneficiare dei riposi giornalieri per allattamento previsti dall’art. 39 del D.lgs 151/200.
Dichiara inoltre che intende usufruire di tali riposi dal giorno [GIORNO IN CUI SI INIZIA A USUFRUIRE DEL PERMESSO] al giorno [GIORNO DEL PRIMO COMPLEANNO DEL FIGLIO/A] dalle [ORE] alle [ORE].
In fede
[FIRMA DELLA MADRE]
Come si stabilisce l’orario dei permessi per allattamento?
Come abbiamo già detto il numero delle ore di permesso (una, due o mezz’ora) dipende dal numero di ore lavorative previsto dal contratto di chi fa la richiesta (e se il bambino frequenta il nido aziendale o nelle vicinanze dell’azienda).
Una volta stabilite quante ore ci spettano, dobbiamo decidere quando usufruirne in base alle nostre esigenze, alle esigenze del nostro bambino e a quelle del nostro datore di lavoro.
Ad esempio, se il nostro orario lavorativo fosse 09:00-13:00 / 14:00.18:00 avremmo diritto a due ore di allattamento al giorno.
Potremmo quindi entrare alle 10:00 e finire alle 17:00, oppure entrare alle 11:00 e finire alle 18:00 o ancora iniziare alle 9:00 e finire alle 16:00, etc.
Chi paga i riposi di allattamento?
Come accade per la maternità, anche le ore di riposo per allattamento vengono pagate dall’INPS (nello specifico vengono anticipate dall’azienda che, successivamente, viene “rimborsata” dall’INPS).
Queste ore di permesso sono pagate quanto le effettive ore di lavoro.
I riposi per l’allattamento valgono per il calcolo dell’anzianità e dei contributi?
Sì, servono per maturare l’anzianità di servizio ma non servono per maturare la tredicesima; per quanto riguarda i contributi, invece, la copertura è con contribuzione figurativa ridotta.
Posso percepire una retribuzione se decido di non usufruire dei permessi per l’allattamento?
No, non è possibile ricevere alcun trattamento economico per “compensare” il fatto di non aver beneficiato delle ore di permesso per allattamento.
Cosa succede in caso di parto gemellare?
Nel caso in cui nascano due o più gemelli le ore di permesso per allattamento raddoppiano: quattro al posto di due per le lavoratrici il cui contratto prevede 6 o più ore di lavoro, due ore al posto di una per le lavoratrici il cui contratto prevede meno di 6 ore di lavoro.
Le ore non continuano a raddoppiare in base al numero dei gemelli: se nascessero tre o quattro gemelli, infatti, le ore di permesso sarebbero comunque 4 o 2.
Inoltre nel caso di parto gemellare anche il padre può usufruire di questi permessi durante il periodo di maternità della madre (o se la madre è lavoratrice autonoma o domestica e quindi non ha diritto alla maternità, i permessi del padre vengono raddoppiati), cosa che non è possibile nel caso di parto unico.
Quando spetta al padre invece che alla madre beneficiare dei riposi giornalieri per allattamento?
Abbiamo già detto in precedenza che anche il padre può usufruire di questi permessi, ma affinché questo accada devono verificarsi determinate circostanze:
- la madre lavoratrice dipendente non ne ha beneficiato
- la madre non è una lavoratrice dipendente (se la madre è casalinga però il padre può usufruirne)
- il padre ha l’affidamento esclusivo del figlio a causa del decesso della madre o di una infermità grave
Il calcolo delle ore di permesso per allattamento è identico a quello per il caso delle lavoratrici dipendenti: un’ora se l’orario lavorativo è inferiore a 6 ore, due ore se l’orario lavorativo è superiore a 6 ore.
Come richiede il padre i permessi per l’allattamento?
A differenza di ciò che accade per le lavoratrici, il padre deve fare richiesta al datore di lavoro e anche all’INPS.
Per quanto riguarda la richiesta al datore di lavoro, può essere come quella utilizzata dalla madre, cambiando i dati del genitore:
Luogo, data
Richiesta di riposo per allattamento ai sensi dell’art. 39 del D.lgs 151/200 – T.U. sulla maternità e paternità.
Spett.le Azienda [NOME AZIENDA],
il sottoscritto [NOME DEL PADRE], nato a [LUOGO] il [DATA] e padre di [NOME FIGLIO/A], nato/a a [LUOGO] il [DATA], comunica che intende beneficiare dei riposi giornalieri per allattamento previsti dall’art. 39 del D.lgs 151/200.
Dichiara inoltre che intende usufruire di tali riposi dal giorno [GIORNO IN CUI SI INIZIA A USUFRUIRE DEL PERMESSO] al giorno [GIORNO DEL PRIMO COMPLEANNO DEL FIGLIO/A] dalle [ORE] alle [ORE].
In fede
[FIRMA DEL PADRE]
La documentazione da presentare all’INPS, invece, cambia a seconda della motivazione che spinge il papà a fare la richiesta.
Se il padre è l’unico affidatario del figlio:
il padre deve presentare il certificato di nascita del bambino in cui risulti chi è il padre e chi è la madre e anche un provvedimento formale da cui risulti l’affidamento esclusivo del bambino.
Se la madre è deceduta:
il padre deve presentare il certificato di nascita del bambino in cui risulti chi è il padre e chi è la madre ed il certificato di decesso della madre (o una dichiarazione sostitutiva).
Se la madre è affetta da infermità grave:
il padre deve presentare il certificato di nascita del bambino in cui risulti chi è il padre e chi è la madre ed il certificato sanitario in cui si attesti la condizione della madre.
Se la madre lavoratrice dipendente non ha usufruito dei permessi:
il padre deve presentare il certificato di nascita del bambino in cui risulti chi è il padre e chi è la madre e una dichiarazione in cui si certifichi che la madre non ha usufruito dei permessi (confermata dal datore di lavoro della madre).
Se la madre è una lavoratrice non dipendente o casalinga:
il padre deve presentare il certificato di nascita del bambino in cui risulti chi è il padre e chi è la madre e la dichiarazione della madre relativa alla sua attività di lavoro non dipendente.
Permessi di allattamento nel caso di bambini adottati o affidati: come funziona?
Anche i genitori adottivi o affidatari hanno diritto ai permessi retribuiti per allattamento: invece di essere validi per il primo anno di vita del bambino, si può usufruire di questi permessi durante il primo anno successivo all’entrata in famiglia del minore adottato o affidato, indipendentemente dalla sua età (per i dipendenti pubblici i permessi valgono per i primi tre anni dall’entrata in famiglia).
Nel caso i bambini adottati o affidati siano più di uno (non necessariamente fratelli) i genitori hanno diritto al raddoppio delle ore come succede con i figli biologici nel caso di parti gemellari o plurimi.
Per saperne di più
Come vedete le casistiche sono parecchie; per questo, se avete dei dubbi, potete consultare il testo integrale del Decreto Legislativo 151/2000 o chiedere informazioni precise agli sportelli INPS o al vostro CAF di riferimento.
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