Gattonare è importante? Ecco perché andare a gattoni aiuta lo sviluppo motorio e cognitivo dei bimbi
Iniziare a gattonare è una delle tante conquiste che i piccoli raggiungono nel primo anno di vita: su quando bisogna aspettarsi che un bimbo cominci ad andare a gattoni avevamo dedicato un approfondimento in passato ma, come per tutte le cose, è importante ricordare che ogni bambino ha i suoi tempi che vanno rispettati.
Andare a gattoni spesso è vista come una semplice “transizione” dallo stare seduti all’imparare a camminare autonomamente in posizione eretta, una fase di passaggio obbligata prima del traguardo più emozionante: muovere i primi passi.
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Tuttavia è stato dimostrato che gattonare è estremamente importante per lo sviluppo motorio e cognitivo dei bambini: non si tratta quindi di una tappa della crescita “di serie B”, ma di un periodo durante il quale il bambino comincia a sviluppare importanti abilità che gli saranno utili anche negli anni a venire.
Nell’approfondimento dedicato alla vista dei bambini nei primi mesi di vita avevamo già parlato dell’importanza dell’andare a gattoni per lo sviluppo della coordinazione occhio-mano prima e, successivamente, mano-occhio-piede-corpo (la coordinazione occhio-mano ci consente di processare le informazioni che riceviamo attraverso gli occhi per poi permettere alle mani di eseguire un compito).
Quando un bambino gattona determina visualmente la direzione nella quale desidera andare e, di conseguenza, si muove fisicamente verso quella direzione utilizzando proprio la coordinazione mano-occhio: questa abilità si rivelerà fondamentale per altre attività indispensabili quando il bambino sarà più grande come la lettura, la scrittura e il praticare un’attività fisica, per esempio.
Gattonare aiuta anche a sviluppare la visione binoculare (il meccanismo grazie al quale percepiamo ciò che vediamo come un’immagine unica nonostante lo stimolo visivo ci arrivi da due fonti diverse, ovvero da entrambi gli occhi) perché il bambino guarda la distanza – vale a dire il punto dove vuole arrivare – e poi riporta gli occhi alle sue mani che devono muoversi per giungere a destinazione.
E’ quindi chiaro che l’andare a gattoni aiuta a organizzare e stimolare i neuroni che hanno un ruolo essenziale in alcuni processi come l’apprendimento, la concentrazione e la memoria, attivando diverse aree del cervello che sono importanti per lo sviluppo di queste abilità.
Infine, andare a gattoni rafforza i muscoli del tronco, delle spalle e delle mani: fare dormire i bambini a pancia in su negli ultimi decenni ha praticamente dimezzato l’incidenza della SIDS (sindrome della morte in culla) ma, dall’altra parte, passando la maggior parte del tempo sulla schiena i bambini sono meno portati ad “allenare” la parte superiore del corpo.
Per questo gattonare, rotolare e comunque essere liberi di esplorare l’ambiente che li circonda a pancia in giù (utilizzando un tappeto posto per terra e sotto la supervisione di un adulto) è un’ottima palestra per tutto il tronco, le braccia e le spalle dei piccoli.
Alcuni bambini iniziano a gattonare piuttosto presto (8-9 mesi) e altri decisamente più tardi (11-12 mesi): come abbiamo già detto, è importante rispettare i tempi di ognuno ma – se vediamo che il nostro bimbo comincia a fare i primi tentativi – possiamo “invogliarlo” a gattonare mettendo il suo giocattolo preferito davanti a lui a una certa distanza in modo tale che, per prenderlo, debba sforzarsi ad andare in avanti: in questo modo proverà a raggiungerlo spostandosi, cominciando ad entrare nella dinamica di muoversi per arrivare a una destinazione.
E’ importante ricordare che non tutti i bambini gattonano: alcuni lo fanno per pochissimo tempo, altri si spostano “strisciando” sul sedere, etc.; questo non deve preoccupare perché non gattonare non significa che inevitabilmente il nostro bimbo avrà problemi motori o cognitivi.
Ogni bimbo è un mondo a sé e, nonostante vengano tracciate delle linee generali per poter dare un’indicazione di massima rispetto a ciò che è consigliabile e ciò che non lo è, ci sono molti casi in cui ciò che vale per un bimbo non vale per un altro: l’importante è cercare di supportarli, incoraggiarli e offrirgli la possibilità di esplorare il mondo in autonomia e senza utilizzare metodi o accessori potenzialmente dannosi come ad esempio il girello, da tempo sconsigliato dai pediatri di tutto il mondo, come avevamo spiegato in questo articolo.
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