Bronchiolite o virus respiratorio sinciziale: cause e sintomi in neonati e bambini
Dopo l’estate molti genitori si preparano a ricominciare insieme ai loro piccoli la stagione dei malanni; praticamente in corrispondenza con l’inizio delle scuole ecco che i bimbi riprendono a manifestare i sintomi che, in moltissimi casi, li accompagneranno per la maggior parte dei mesi a venire: il raffreddore e la tosse.
Sebbene la maggior parte delle volte questi disturbi siano causati da virus che colpiscono le vie aree superiori (e che tendono a risolversi da soli senza grandi complicazioni), c’è un virus molto contagioso ed estremamente comune tra i più piccoli che rappresenta una delle cause più frequenti di ricovero ospedaliero per i bambini sotto l’anno di età: parliamo della bronchiolite.
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Di cosa si tratta? La bronchiolite è generalmente causata da un virus, il virus respiratorio sinciziale umano (abbreviato RSV), che causa un’infezione delle vie respiratorie poiché i bronchioli, la parte terminale dei bronchi (che è anche la parte più piccola), si gonfiano e infiammano a causa dell’accumulo di catarro al loro interno, una situazione che rende difficoltosa la respirazione.
Talvolta la bronchiolite può essere causata anche dal metapneumovirus umano, dal virus dell’influenza, dal rhinovirus o dall’adenovirus; qualsiasi sia il virus scatentante, i sintomi della bronchiolite sono comunque gli stessi:
- tosse
- febbre
- stanchezza
- inappetenza
- respiro affannoso, rapido o sibilante
- le narici si allargano durante la respirazione
- labbra o unghie bluastre (a causa della mancanza di ossigeno)
La malattia comincia come un semplice raffreddore, con tosse e secrezioni nasali; tuttavia, dopo circa due o tre giorni, la situazione inizia a peggiorare e si manifestano i sintomi che abbiamo elencato prima (tutti o solo alcuni).
E’ quindi necessaria una visita dal pediatra che potrà diagnosticare la bronchiolite auscultando il torace del bambino; quando si manifesta questa malattia, infatti, con lo stetoscopio un medico è in grado di avvertire sibili e crepitii durante la respirazione.
Tuttavia è possibile che, per maggiore sicurezza nella diagnosi, il medico suggerisca di eseguire una radiografia al torace o analizzare un campione di secrezioni nasali attraverso il quale sarà possibile determinare il virus responsabile dell’infezione.
Nei casi più gravi potrebbe essere necessario il ricovero in ospedale per aiutare il bambino a respirare attraverso la somministrazione di ossigeno e l’aerosolterapia (che in questo caso può essere molto utile, come ha spiegato la presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici, Susanna Esposito, al Corriere) o a reintegrare i liquidi con la flebo; in linea generale però la bronchiolite si può curare con il riposo in casa e cercando di alleviare i sintomi provocati dal virus (essendo un’infezione virale e non batterica, infatti, gli antibiotici risultano inutili).
E’ quindi importante tenere pulito e libero il nasino del bimbo utilizzando la soluzione fisiologica (acquistabile anche nel PPStore), far bere molta acqua (o latte materno/in formula nel caso il piccolo si alimenti esclusivamente di latte), far riposare il piccolo e usare un umidificatore per rendere l’aria che respira più umida e, di conseguenza, rendere più fluido il catarro.
Di solito i sintomi cominciano a migliorare dopo circa tre giorni e dopo una settimana sono quasi del tutto scomparsi; tuttavia la bronchiolite rende spesso più sensibile l’apparato respiratorio che – nelle settimane seguenti – potrebbe essere più vulnerabile e indebolito, e quindi meno capace di far fronte ad altri eventuali virus.
Nel periodo che segue un episodio di bronchiolite è comunque importante far visitare il bambino dal pediatra, che potrà controllare il decorso della malattia ed eventualmente riconoscere possibili complicazioni (come la polmonite) rare ma comunque possibili.
Questa infezione delle vie respiratorie colpisce soprattutto i bambini sotto i due anni, con un picco nella fascia di età che va dai tre ai sei mesi; questo perché i neonati hanno un sistema immunitario ancora immaturo e non hanno quindi le difese necessarie per fronteggiare questo genere di patogeno.
Inoltre il virus – che è più comune nei mesi autunnali ed invernali – si propaga rapidamente tra i piccoli che frequentano gli asili nido o le scuole dell’infanzia dato che, per essere contagiati, basta entrare in contatto diretto con le secrezioni nasali o con la saliva di un soggetto ammalato, quindi un bimbo può infettarsi a causa di un amichetto (a sua volta ammalato ma che magari ancora non manifesta i sintomi – il periodo di incubazione di questa malattia è infatti di circa una settimana) che gli starnutisce vicino, oppure perché tocca oggetti o giochi contaminati, portandosi poi le mani alla bocca.
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Gli ambienti con tanti bambini – o comunque tante persone – non sono l’unica situazione che aumenta le possibilità di contrarre il virus responsabile della bronchiolite; ci sono infatti altri fattori di rischio per i bambini:
- respirare fumo di sigaretta
- non essere allattato al seno
- essere nato prima della 37ma settimana di gestazione
L’allattamento al seno, ancora una volta, risulta essere importante per le difese immunitarie dei più piccoli; è imprescindibile poi ricordarsi di non fumare in presenza dei bimbi per evitare che il loro sistema respiratorio si affatichi e si infiammi.
La bronchiolite è quindi una malattia molto comune ed altamente contagiosa, pertanto è davvero difficile prevenirla: rimane comunque fondamentale lavarsi spesso le mani (e farle lavare ai bimbi) e mantenere i piccoli quanto più possibile lontani da persone già ammalate.
Come abbiamo già detto il raffreddore e la tosse accompagneranno tantissimi bambini praticamente da settembre a giugno: ricordiamoci di rivolgerci al pediatra se abbiamo l’impressione che un semplice raffreddore stia diventando qualcosa di più serio.
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